Un nuovo capitolo si apre per la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia con l’arrivo di Nicola Colabianchi alla guida della Sovrintendenza. Musicologo, direttore artistico, compositore ed esperto di gestione culturale, Colabianchi porta con sé un profilo di grande spessore, maturato in oltre trent’anni di attività nel mondo della lirica e della cultura musicale italiana. La sua nomina, accolta con favore dal Consiglio di Indirizzo e ratificata dal Ministero della Cultura, segna una svolta che punta a consolidare il prestigio internazionale della Fenice e a rinnovarne il dialogo con il presente.
Durante la conferenza stampa di presentazione, Colabianchi ha delineato le linee guida del suo mandato, sottolineando che la Fenice rappresenta non solo la grande tradizione operistica, ma anche un punto di riferimento culturale per Venezia, per l’Italia e per l’Europa.
Nuovi repertori per una Fenice internazionale
Tra le priorità dichiarate, spicca la volontà di dare un nuovo impulso al repertorio sinfonico e alla produzione operistica contemporanea, puntando su titoli e autori raramente valorizzati in Italia. Colabianchi ha annunciato l’intenzione di valorizzare compositori del Novecento italiano come Ermanno Wolf-Ferrari, a lungo trascurato soprattutto nella sua produzione sinfonica, insieme a importanti autori anglosassoni come gli inglesi Edward Elgar, Ralph Vaughan Williams, Benjamin Britten, e gli americani Aaron Copland, Samuel Barber e Leonard Bernstein. L’obiettivo è aprire la programmazione della Fenice a un repertorio internazionale di grande qualità, ancora poco frequentato nei teatri italiani.
Il nuovo sovrintendente ha anche espresso l’intenzione di indire concorsi per nuove opere, coinvolgendo giovani compositori e librettisti, e avviando produzioni che sappiano parlare al pubblico di oggi, senza rinunciare alla profondità del linguaggio lirico.
Il rilancio del Teatro Malibran e l’omaggio a Mozart
Un altro progetto centrale è il rilancio del Teatro Malibran, destinato a diventare un vero centro europeo per la musica barocca, capace di dialogare con le esperienze più avanzate in ambito filologico e performativo. La stagione 2025/26 si aprirà il 20 novembre con La clemenza di Tito di Mozart, diretta dal maestro Ivor Bolton, specialista del repertorio classico. Una scelta che rivela fin da subito l’intenzione di coniugare rigore artistico, profondità interpretativa e identità storica della Fenice.
Un teatro radicato nella città
Nel suo intervento, Colabianchi ha sottolineato l’importanza di un rapporto vivo con la città di Venezia, con le istituzioni culturali e con il pubblico locale e internazionale. Il sindaco Luigi Brugnaro, che ha sostenuto la sua candidatura, ha definito il nuovo sovrintendente una guida competente e appassionata, capace di proiettare la Fenice verso il futuro con intelligenza e determinazione. Accanto a Colabianchi, il direttore generale Andrea Erri ha evidenziato i dati incoraggianti della stagione in corso: oltre 5 milioni di euro di incassi tra dicembre e marzo, a conferma della forza attrattiva della Fenice anche dopo le difficoltà della pandemia.
Con questa nuova guida, il Teatro La Fenice guarda al futuro con energia, consapevolezza e apertura. Una stagione di rinnovamento che vuole coniugare eccellenza artistica, innovazione culturale e attenzione alle nuove generazioni. Nella visione di Nicola Colabianchi, l’opera è il cuore della Fenice: un teatro che parla al mondo, da Venezia, con l’autorità della sua storia e la freschezza della sua rinascita.
Un musicista nella guida di un teatro
Nicola Colabianchi è nato a Roma nel 1957. Dopo gli studi al Conservatorio di Santa Cecilia, ha intrapreso una lunga carriera come direttore artistico in prestigiosi teatri italiani, tra cui il Teatro dell’Opera di Roma, il San Carlo di Napoli, il Lirico di Cagliari e il Verdi di Trieste. È stato anche consulente musicale per il Maggio Musicale Fiorentino e docente al Conservatorio di Pescara. Colabianchi è anche un compositore attivo, autore di opere, musica sinfonica, cameristica e corale. Alcuni suoi lavori sono stati eseguiti in importanti rassegne e stagioni concertistiche. Il suo approccio coniuga visione gestionale e sensibilità artistica, con particolare attenzione alla formazione dei giovani e al ruolo sociale della musica.